AI e lavoro: necessario sviluppo delle competenze
Non possiamo fermare l’innovazione, ma possiamo evolverci con lei. Scopriamo come aprirci al futuro nel mondo del lavoro leggendo questo articolo a firma di Isidoro Trovato pubblicato su “Il Corriere della Sera“.
«L’AI non è un rischio per i posti di lavoro Ma serve formazione»
De Luca: “Lo sviluppo delle competenze è una criticità.”
Articolo a firma di Isidoro Trovato pubblicato su “Il Corriere della Sera“ del 12 maggio 2024.
L’Intelligenza artificiale ha da tempo gettato il guanto di sfida al mondo del lavoro. Una «rivoluzione» che per diventare reale ha bisogno di competenze, fattore attorno al quale si giocherà il futuro delle nuove tecnologie. L’innovazione, infatti, non produrrà impressionanti saldi occupazionali, né in negativo né in positivo, ma richiederà una revisione capillare e sistemica delle conoscenze e delle skills di tutti i lavoratori. Questo è quanto emerge dalle risposte fornite da un campione di testimoni privilegiati (universitari, esperti istituzionali e del mondo della ricerca, delle parti sociali e del lavoro) chiamati a partecipare all’indagine dal titolo «L’impatto dell’IA sul mondo del lavoro», promossa dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro in preparazione del Festival del Lavoro 2024 che si terrà dal 16 maggio a Firenze.
«L’avvento dell’IA rappresenta una grande scommessa per il mondo del lavoro, conferma il Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro, Rosario De Luca. Una sfida che comporta uno sforzo rilevante in termini di adeguamento delle competenze rispetto al passato. La formazione rappresenta, dunque, la dimensione centrale per indirizzare lo sviluppo dell’IA verso un orizzonte socialmente ed eticamente sostenibile. Una formazione che deve garantire al mercato le competenze specialistiche necessarie per avviare e sviluppare i processi di innovazione delle imprese. Ma anche supportare l’aggiornamento dei lavoratori, chiamati a confrontarsi con un nuovo modo di lavorare principali opportunità derivanti dall’impatto dell’IA sul lavoro re, e individuare le competenze del futuro».
Rispetto alla rivoluzione generata dall’IA, valutata dal 55,2% come «dirompente», c’è un generale atteggiamento di fiducia. Nel 66,7% dei casi, gli esperti guardano all’Intelligenza artificiale come a un’innovazione in grado di apportare benefici, a partire dalla creazione di nuove competenze e opportunità occupazionali, all’aumento della produttività, con possibili ricadute positive anche sui livelli salariali (47%) e alla qualità del lavoro (45,3%).
Ma anche le politiche di gestione del personale potrebbero migliorare con il supporto delle nuove applicazioni. E i rischi? La questione delle competenze è decisiva anche in quest’ambito. «L’esigenza di reskilling di una vasta platea di lavoratori è indicata dal 60,7% degli intervistati come la principale criticità intravista all’orizzonte — continua De Luca —. Senza trascurare poi le preoccupazioni legate al funzionamento dei sistemi dell’IA e alle implicazioni che questi potrebbero avere in termini di privacy».
La scarsa trasparenza degli algoritmi, il modo in cui sono costruiti e il rischio di decisioni che possono essere lesive dei diritti preoccupa il 41,9% del campione. Ciò porta a guardare con attenzione anche ai provvedimenti presi in materia. Per il 44% degli intervistati il Regolamento Europeo, approvato di recente, non è sufficiente per le nuove tecnologie. È ancora una volta nella formazione che i testimoni individuano la «chiave» per indirizzare il capitale umano verso un percorso che sappia colmare il gap di digitalizzazione del nostro paese.
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