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AI a lavoro: cosa ne pensa la GenZ?

Più affascinati o intimoriti? Scopriamo dalla GenZ e Millennial Survey di Deloitte cosa pensano le nuove generazioni di lavoratori dell’intelligenza artificiale generativa.

4 Settembre 2024

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Come spesso accade, il timore di qualcosa è spesso collegato ad un’incertezza di fondo, determinata dall’assenza di prevedibilità, conoscenza e controllo. Ecco perché i risultati della tredicesima edizione della GenZ e Millennial Survey di Deloitte non ci sorprende affatto.

Lo studio, condotto su un campione di oltre 14mila GenZ e 8mila Millennial in 44 paesi in tutto il mondo, indaga per la prima volta anche sulla percezione dell’Intelligenza Artificiale Generativa (quella, per intenderci, che è alla base di Chat GPT e che consente di generare testo, immagini, o altri media dietro l’invio di determinate richieste, dette prompt) oltre che su temi ampiamente dibattuti come il lavoro, il costo della vita, il cambiamento ambientale e la salute mentale.

Una risorsa per cui vale la pena formarsi


Al contrario di altre generazioni, quelle oggetto di studio da parte di Deloitte si dimostrano meno intimorite dall’intelligenza artificiale, al contrario, sfruttandone le potenzialità e percependone i vantaggi, la credono uno strumento ancora poco integrato nei processi delle organizzazioni, considerandola una vera e propria risorsa in grado di migliorare l’equilibrio tra vita professionale e personale, svolgendo diverse attività in modo veloce e pratico, che invece a noi umani costa tempo, tempo che potremmo dedicare ad attività più strategiche e creative.

«I giovani italiani continuano a dimostrarsi più sensibili della media globale rispetto alle preoccupazioni economiche e all’urgenza della sfida climatica», commenta Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia«Molti degli intervistati si dicono disposti a cambiare abitudini di consumo e dichiarano di scegliere prodotti e servizi in funzione del loro impatto ambientale. Le aziende devono sintonizzarsi con questa nuova sensibilità, che di anno in anno si è consolidata e ci mostra la profondità del cambiamento culturale avvenuto sul tema della sostenibilità ambientale e sociale. Molto interessante anche il percepito sulla Generative AI: dalla survey emerge un gap tra chi la usa di più – e si dimostra consapevole delle sue potenzialità eccezionali – e chi, invece, si sente ancora “confuso” o “incerto”».

Generative AI e lavoro: passiamo ai numeri

Quali emozioni suscita in te l’intelligenza artificiale?

Quanto utilizzi l’intelligenza artificiale a lavoro?

Risponde SPESSO il 16% degli intervistati GEN Z e l’11% degli intervistati Millennial

Quali sono le implicazioni di maggior rilievo in ambito lavorativo?

Secondo il 47% della GenZ e il 39% dei Millennial l’AI Generativa può essere utile per “liberare tempo e migliorare il work-life balance”

Secondo il 46% degli intervistati GenZ e il 41% dei Millennial l’Intelligenza Artificiale Generativa potrebbe “richiedere una riqualificazione professionale e impattare sulle decisioni di carriera”,

Secondo il 55% della GenZ e il 52% dei Millennial la GenAI potrebbe “causare l’eliminazione di posti di lavoro”.

Infine il 43% della GenZ e il 34% dei Millennial non pensa di essere adeguatamente formato sulle potenzialità offerte dall’Intelligenza Artificiale.



Cosa farne di questi dati?

Quello di Deloitte è senza dubbio un osservatorio privilegiato, che ci consente di comprendere quanto da una parte la generazione dei “nuovi lavoratori” siano affascinati da una parte e intimoriti dall’altra.

 Il fascino si dichiara nella possibilità di automatizzare task per cui non è richiesto il brillante utilizzo del cervello umano, il timore nell’eventualità di essere rimpiazzati e di non essere in grado di comprendere davvero quale sia il miglior utilizzo della GenAI perché non adeguatamente istruiti.

Alle aziende il compito dunque di formare, informare, ispirare e tutelare le potenzialità dell’intelligenza umana: quella di cui nessuno può fare a meno.



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